
Ho deciso di uscire di casa.
Avevo bisogno di tranquillità, qualche lavoro da fare, i figli a casa.
Voglio loro bene ma sono anche un IT con umore estremamente variabile: Se i miei server funzionano sono contento, se c’è qualche rogna, statemi lontano finché non la risolvo, come dico io.
Erano circa le quattordici e qualche minuto quando mi sono accomodato su questo tavolino del bar presso il centro commerciale a Balerna: Sicuramente non il posto più silenzioso per lavorare ma l’aria condizionata aiuta e le mie cuffie noise cancelling faranno il resto.
Inizio ad accendere il cervello leggendo qualche articolo sulla crisi fra Iran e Israele, articoli che arrivano da Telegram: Della stampa mainstream, sorry: I don’t trust anymore.
Capito negli articoli salvati su Telegram, che uso anche come collettore di link, e questo fa capolino: Why can’t we read anymore? pubblicato su Medium a nome di Hugh McGuire. Il tempo è poco – tiranno! – e chiedo a ChatGPT di riassumermelo in modo che possa leggerlo in due minuti, al massimo.
L’autore riflette sulla crescente difficoltà, comune anche tra lettori appassionati e colti, di concentrarsi su letture lunghe come romanzi o saggi. Sebbene continui a leggere e scrivere professionalmente, nota un crollo della propria capacità di immersione. La causa? L’uso costante di smartphone, social media e notizie frammentate ha “ricablato” il cervello: ci abituiamo a input brevi, veloci e stimolanti, incompatibili con la lettura lenta e riflessiva.
McGuire descrive una sorta di “dipendenza strutturale” da contenuti digitali — non solo un’abitudine, ma una trasformazione profonda del nostro modo di elaborare informazioni. La lettura lunga richiede tempo, attenzione e pazienza: tutte qualità che il flusso digitale continua a erodere.
Conclude con un invito alla consapevolezza: se vogliamo recuperare la capacità di leggere davvero, dobbiamo prenderci il tempo e lo spazio per farlo, anche se sarà difficile all’inizio.
Eccolo! L’ho fatto anch’io! Un articolo il cui tempo di lettura stimato è di soli undici minuti, l’ho fatto riassumere in due!
Il mio cervello è stato ricablato?
Si, forse.
O forse no.
Ragioniamo!
Personalmente sono stato costretto ad un periodo sabbatico dal mio impiego remunerativo principale, a causa del fallimento di Credit Suisse. Il brutto di lavorare nel settore bancario per la banca svizzera, di cui è saggio e pietoso tacere anche il nome (Cit.).
Ho tutto il tempo del mondo a disposizione! Wow! Una grande occasione!
L’ha ribadito anche mia moglie: “Hai ben sette ore per le tue cose!”
Peccato che io queste sette ore non me le sentivo appiccicate e ho iniziato a studiare: Dove se ne va il mio tempo?
Un diario, tre settimane dove ho annotato tutto: Quello che facevo, quando lo facevo, per quanto tempo, il mio umore, i miei sintomi fisici.
Dopo tre settimane ho dato in pasto il mio diario a ChatGPT perché ne traesse delle conclusioni neutre: le mie potevano essere una lettura personale, le sue no. Lui è un cluster di macchine: mi serve la sua visione imparziale e impietosa, tanto impietosa da arrivare a calcolare una media giornaliera di tempo a disposizione di ben…
DUE ORE!
Ripeto: Io “non lavoro,” o almeno non lo faccio in modo remunerato. Se lavorassi… avrei ancora meno tempo: Quello che comunque devo fare nel corso della giornata e che ho annotato sul diario, rimane sempre lì da fare, nessuno lo fa al posto mio.
(Una nota di colore: Diario e sua lettura imparziale con interpretazione sono risultati in un documento di trentadue pagine A4 con un centimetro di margine – Mia moglie era inorridita! Ma sono dell’idea che uno studio di tale importanza necessitasse di una congrua quantità di informazioni.)
Molti di noi usano Facebook. Solo in lingua italiana vengono pubblicati circa due milioni di post al giorno (una stima spannometrica che ho chiesto sempre a ChatGPT): Ciò per rendersi conto della quantità di informazioni con cui il nostro cervello viene bombardato. A ciò dobbiamo aggiungere i giornali (chi li legge), i telegiornali (chi li ascolta), i gossip fra colleghi e amici (per chi ce li ha).
Torniamo a me: Ero venuto qua in questo BAR con l’idea di riguardare alcune configurazioni su logwatch, fare alcune integrazioni alla documentazione, magari iniziare l’installazione e la configurazione di alcuni tools sui server che gestisco.
(Sono un IT: Minimo ci si aspetta che un IT gestisca il proprio server di posta, che questo blog sia hostato su una macchina virtuale che gestisca in autonomia – È il mio lavoro! Mi piace! Perché dovrei delegarlo ad altri?)
Ho ancora quei fischi alle orecchie, sento i rumori ovattati, qualche capogiro. Sempre ChatGPT mi dice:
→ Sono segnali classici di sovraccarico sensoriale o stress neurovegetativo. Non ignorarli: sono il tuo corpo che ti dice “abbassa il volume mentale”.
Insomma, smettere di pensare e di fare.
Ma ancora una volta, nel mio piccolo, ho dovuto scegliere se dedicare queste due ore “libere” alla manutenzione dei miei server oppure a scrivere questo articolo.
Torniamo a bomba sul tema iniziale: “non siamo più capaci di leggere → colpa degli iDevices e del cervello ricablato”.
Davvero?
Forse non ne abbiamo più il tempo e con esso la lucidità: il … ritmo quotidiano … non ci concede più tempo e forma mentis per leggere, per assaggiare, boccone dopo boccone, un romanzo e di immergerci nelle sue trame, nei suoi indizi appena sfumati, nel lusso di immaginare i volti dei personaggi, di udire le loro voci mentre ci parlano fra le righe.
Di emozionarci nelle loro vicende.
Non è il cervello ricablato. È la vita a 120 decibel.
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