Auto elettrica: I miei dolori

Un veivolo elettrico in ricarica

Prologo

Frenare per me è un incredibile spreco di energia. Tutta quella energia cinetica che accumuliamo durante l’accelerazione, dobbiamo poi dissiparla in inutile calore con un sistema talmente antiquato come il freno meccanico: Due ganasce che stritolano violentemente la ruota (d’accordo: Il disco del freno che è calettato sulla ruota… ma ci siamo capiti, spero!).

Il motore a benzina: Vibra, fa rumore. Il diesel? Vibra ancora di più, fa ancora più rumore.

Fra il 2003 ed il 2011 avevo un Passat diesel: Bellissima macchina, abbiamo fatto 350’000 chilometri di viaggi. Quando mi fermavo al parcheggio, nei garage, vedevo la luce dei fanali accesa contro il muro vibrare al ritmo del motore. Nell’abitacolo sembrava di essere in un frullatore.

…e niente! Nel 2021, la mia Audi A3 (diesel) decise che era giunto il momento di lasciarmi; le auto elettriche — o ibride — erano oramai tecnologia (quasi) consolidata e iniziai ad immaginarmi chilometri di strada consumati nel più assoluto silenzio del lieve fruscio d’aria e della mia musica preferita.

Di giorno, di notte, in città, in autostrada! 

Molto evocativo.

Mi guardai in giro: In Ticino abbiamo colonnine di ricarica ovunque, anche nei supermercati.

Vidi la Hundai Ioniq 5 e il mio cervello fu proiettato dalla scienza alla fantascienza.

Dovevo averla!

Il concessionario

…era la prima persona scettica.

Poche colonnine.

La batteria non dura quanto te la spacciano: 450 chilometri? Ne farai 300!

D’inverno? Ancora di meno.

In salita? Sempre di meno.

In discesa? Non ricaricherai mai quanto spendi in salita… una microscopica percentuale.

Costano troppo.

« Ok! Ma queste macchine le vendi o no? »

Ripiegai su una ibrida.

Era la fine del 2021: Il mondo stava uscendo dal brutto periodo del COVID; le aziende elettroniche erano in arretrato, il « just in time » aveva messo in crisi tutto: Produci, non fai magazzino, vendi subito.

Col COVID: Non produci, non hai magazzino, ma devi vendere.

Tempi di consegna dell’auto: A data da destinarsi.

Tre mesi? Sei mesi?

« Facciamo del nostro meglio. »

Avevano una ibrida plug-in in pronta consegna: Comprai quella.

Kia Ceed Station Wagon plugin.

Elettrico

Uscimmo (io e mia moglie) dalla vetrina del concessionario (la vetrina era aperta e il contratto di vendita firmato: Tutto legale) emettendo un lieve sibilo. La mia A3 mi salutava lontana dal parcheggio: Grazie dell’ottimo servizio reso.

Partimmo con batteria 100% e pieno di benzina. Arrivammo a casa con 85% di carica. 

Undici minuti di strada, sei chilometri, duecento metri di dislivello, 15% di batteria consumata.

Ricaricherò scendendo.

La prima discesa — Ricarica: 2%.

Va bene, devo prenderci la mano.

In tre giorni dovetti pensare a come ricaricare.

Le prime sorprese

La collegai alla colonnina « giù di lì a Chiasso ».

Potenza massima erogata dalla colonnina: 3.5kW.

Ah!

Ma queste colonnine non dovrebbero erogare 13kW?

Chiamai l’assistenza, il numero impresso sulla colonnina.

Aspettai.

Continuai ad aspettare in linea.

Quindici minuti.

Mi risposero in francese: « Se ha una plugin ibrida il ponte raddrizzatore gestisce al massimo 3.5kW! »

« Così facendo però per ricaricare l’intera batteria (50km di autonomia) devo lasciarla collegata più di due ore e mezza! »

« Desolé »

Ero in viaggio da Zurigo verso casa, in autostrada.

Avevo imparato a risparmiare batteria (comunque la macchina funzionava in elettrico a basse velocità, nelle colonne, nei veleggiamenti…) e viaggiare in modalità ibrida, ma la batteria era (quasi) scarica.

Mi fermai a cena in un autogrill: 45 minuti di sosta.

La colonnina di ricarica era lì e la collegai.

« Verranno applicate le tariffe di roaming »

(Uh?)

Hai la tessera del provider A? La colonnina è gestita dal provider B?

Paghi.

Sedici franchi per ricaricare un chilowatt sì e no.

Doveva esserci un errore: Chiamai l’assistenza.

Quindici minuti di attesa.

Sempre in francese: « C’est normal »

(Mi vedi, adesso? Guardami bene perché non mi vedrai più!)

Sempre batteria scarica, ero nel parcheggio all’esterno degli studi della RSI, a Comano, dovevo pranzare con un conoscente.

Collego la macchina.

Passo il badge.

Autenticato.

E poi il nulla.

Il messaggio sulla colonnina ”Collegare il veicolo” era visualizzato sul display, il veicolo collegato, ma la ricarica non partiva.

Chiamai l’autosalone: « Veicolo guasto? »

« Ce la porti — Vediamo! »

Nulla. Il veicolo funzionava.

La stessa cosa mi successe a Lugano, all’esterno dell’autosilo Balestra, in zona centro.

Lì volli andare più a fondo.

Chiamai il solito numero verde.

Fui invitato a chiamare un altro numero.

…e un altro numero ancora.

Dopo i canonici venti minuti di attesa mi rispose un operatore, stavolta in italiano:

« Manderemo qualcuno a vedere. »

« Adesso? »

« Prossimamente! »

« Ma io, adesso? »

« Cambi colonnina. »

Mi colpì un lampo di genio e usai la scatola per la ricarica da casa, quella con la presa domestica, per intenderci. La ricarica partì e, ad una velocità ridicola, riuscii a ricaricare di qualche “percento“ la batteria.

Mi fu chiaro, allora, che il problema era di “comunicazione“ fra veicolo e colonnina: Alcune non si parlavano!

Beh, sempre meglio di noi umani: Solo con alcuni andiamo d’accordo, con gli altri, non parliamo.

Dulcis in fundo

Era uno dei giorni in cui andai alla biblioteca cantonale di Mendrisio. Un solo posto di ricarica.

Libero.

« Wow! Fortunato! »

La lasciai per un’oretta e poi tornai a casa.

Il mio vecchio vizio da informatico: Controllare le email.

Normalmente quando termino una ricarica ricevo una email con: Chilowatt consumati, costo al chilowatt, costo del parcheggio durante la ricarica (pensate che in Svizzera i parcheggi siano gratis?), IVA, Totale.

Quella volta non la ricevetti.

Controllai sull’app lo stato della colonnina e… la mia vettura era ancora collegata!

Non stava ricaricando ma… se si lascia un veicolo in ricarica parcheggiato anche dopo il termine della carica, si paga la PENALE!!

Chiaramente e inquietantemente specificato nella mail di riepilogo: “PENALE PER RICARICA TERMINATA: 3 minuti“ (Sic)

Era venerdì sera alle sei e tutti stavano pregustando il weekend.

Chiamai i soliti numeri: Prima quello verde, poi quello rosso, poi quello blu, infine quello marrone.

Perché bisogna sapere che una colonnina viene alimentata (per esempio a Mendrisio) da AIM, ma l’installazione viene curata da Enerti ma il gioco delle ricariche e la concessione (o che cacchio) da Greenmotion!

« Scusate, non mi farete mica pagare la PENALE per aver lasciato il veicolo in carica tutto il week end!? »

« Uscirà il nostro tecnico a resettare la colonnina! »

« Ho capito ma voglio fermare la ricarica! Come devo fare? »

« Eh, spiaze! »

Epilogo

Si è detto e si è scritto il tutto ed il contrario di tutto sulle vetture elettriche e sulle colonnine, nonché la quantità IMMENSA di rame di cui avremmo bisogno per far funzionare un parco macchine interamente elettrico.

Non intendo scriverne ancora.

Questo è il vissuto di una persona che ha voluto avventurarsi nell’elettrico, non perché sia green, ma perché: 

  • Sono un geek;
  • Mi piace la tecnologia;
  • Mi viene il voltastomaco per la quantità di energia sprecata durante le frenate;
  • (Ora sono amareggiato per quanta poca se ne recupera in batteria)
  • Adoravo il viaggio in silenzio, col solo fruscio del vento e della buona musica;
  • Mi piacciono le cose elettroniche e tecnologiche (già detto? È bene ribadirlo.)

Comprare ancora una vettura ibrida? Solo ibrida, neanche plugin.

Forse una “mild ibrid“: Ho provato con soddisfazione una Classe A della Mercedes, diesel; non vibrava così tanto come la mia A3.

Qualcuno dice che abbia il motore di una Renault Megane. Mah.

Sceso dalla Classe A e risalito sulla mia Ceed … la mia Ceed sembrava una carrozza trainata da cavalli.

Un’ultima parola sulle colonnine: Iniziai a guardarle con un certo interesse nel 2021 e le mappai mentalmente. In Ticino, da allora, non ne ho vista una in più rispetto a quattro anni fa.

No, non è vero: Il Centro Commerciale Serfontana offriva tre postazioni di ricarica gratuite, utilizzabili durante gli orari di apertura del centro. Ora, dopo la ristrutturazione, quelle postazioni sono state la prima cosa a venire eliminate, in favore di una decina di fast-charger della Tesla e una decina di colonnine di terze parti, le quali necessitano di un abbonamento separato, di una tessera separata e gestite da una società separata da Enertì/Greenmotion.

Oppure paghi roaming.

Stazione ferroviaria di Mendrisio: Due postazioni di ricarica presenti.

Sono spente da almeno SEI MESI!!!! Sei mesi con le colonnine spente.

Perché?

Ovvio: Se vuoi parcheggiare in stazione, anche solo per andare a prendere la pizza da asporto, proprio di fronte o prelevare una persona in arrivo col treno, PAGHI!!!

Sette franchi, per tre ore e mezza, come minimo.

Non vuoi pagare sette franchi per stare li quindici minuti a prendere “la mamma che arriva col treno“?

Nessun problema: Ti registri con l’app, fai il profilo, abbini la carta di credito…

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